sabato 29 gennaio 2011

Una pigrizia che tende a infinito

Sono passati mesi dall'ultima volta che ho scritto sul blog. Non pensavo nemmeno che succedesse ancora. Più volte ho pensato di chiuderlo, etc. Ma ogni volta che prendevo la decisione, in qualche modo mi dispiaceva. Era come rinnegare una parte di me, come cercare di fuggire dalla personalità emersa durante le ore passate davanti alla tastiera. La mancanza materiale di tempo, le tanto attese lezioni all'università che mi tengono impegnata da novembre mi sono state anche d'aiuto a fuggire, come al solito, da me stessa. Mi sono resa effettivamente conto di questo oggi, che finalmente ho un giorno di vero STOP. Sembra che scappare sia la mia specialità. Non fuggo dalle responsabilità, almeno non da quelle verso gli altri, ma solo da quelle verso me stessa. E' come se sentissi di non meritare cure. Nemmeno le più banali. Su questi pensieri, mi nasce un dubbio sulla mia maturità. Non ho ancora vent'anni, potrei anche essere giustificata, ma ai miei occhi questa è una grande mancanza. Sento come di essere troppo indulgente verso me stessa in questi ultimo periodo. Dove porterà tutto questo? A qualcosa di positivo o a qualcosa di ancora peggiore? Certo è che il pugno di ferro che tenevo su me stessa da una vita a questa parte non andava bene, e oggi è impossibile da ripristinare. Come un volatile cresciuto in cattività e viene liberato, non tornerà mai indietro. Non sono un gambero,non torno indietro, non voglio farlo, e non rimpiango nulla. Ma cosa ciò che sono oggi, ciò che ero.. cosa è rimasto? I miei sogni di oggi e quelli di ieri, quanto sono compatibili?
Quanto sono compatibili le due essenze delle persone?
Nietzsche. Ecco chi mi viene in mente. Lui e Cartesio. Lo spirito dionisiaco e lo spirito apollineo, la res cogitans e la res extensa.. E' davvero possibile un equilibrio. I giapponesi lo credono. Io sono ancora incerta. Non vedo la fine, non vedo la luce. Mi limito a meditare, quando proprio non posso farne a meno, quando non posso essere inerme fino all'infinito, quando proprio non posso fare la gnorri. Brutta storia la negazione di qualcosa. Approfitto di oggi per fare ciò che non potrò e non vorrò fare domani. Non si tratta di cogliere l'attimo, ma ondeggio tra affrontare passivamente ciò che accade nel mio quotidiano e andargli incontro a testa alta. E' come se mi trovassi comunque ancora in cattività. Il mio orizzonte si è allargato, ma di quanto? Mi chiedo quanto sono davvero libera. Domande su domande arrivano, e mi fanno sorridere. Vedo lo spirito filosofico che era in me riaffiorare, mentre credevo che ormai fosse sopito per sempre. Ho quasi paura ad ammettere che io resto io. Per quanto tenti di cambiare. Ciò che è, è, ciò che non è non è e non potrà mai essere.